“Questo è il voto del Kosovo europeo. Questo è il referendum con cui gli abitanti del Kosovo scelgono un partito democratico per il loro governo. Questo è il voto per un Kosovo euro atlantico, per le riforme democratiche, per la liberalizzazione dei visti”.
Queste sono state le parole pronunciate dal leader del PDK (Partia Demokratike e Kosovës – Partito Democratico del Kosovo) ed ex premier del Kosovo Hashim Thaci, appena dopo la notizia che il suo partito aveva vinto le prime elezioni post-indipendenza con il 33,5% dei voti. Elezioni tra l’altro volute proprio da lui come rapida soluzione alla crisi scatenatasi dopo le dimissioni dell’allora presidente kosovaro Fatmir Sejdiu, verificatesi nel settembre scorso per avere violato la Costituzione coprendo contemporaneamente sia la carica di Capo dello Stato che quella di Presidente del LDK (Lidhja Demokratike e Kosovës – Lega Democratica del Kosovo).
Il PDK ha sbaragliato la diretta concorrenza con lo storico partito fondato da Ibrahim Rugova, LDK ora guidato dall’attuale sindaco di Pristina, Isa Mustafa, che ha conquistato il 23,6% dei voti, ma che contesta la vittoria di Thaci accusandolo di brogli e minacciando di non riconoscere la validità delle elezioni *.
Sicuramente uno dei punti di forza del partito vincente sono state le promesse fatte nel programma elettorale, come quella di un rapido processo di liberalizzazione dei visti e l’aumento del 50% dei salari nel settore pubblico. Era invece di visione completamente differente il leader del LDK, al quale va riconosciuto il merito di rivitalizzare un partito considerato ormai in caduta libera, definendo poco realizzabili e pericolose le promesse fatte da Thaci e promettendo di non realizzare nuove alleanze con il PDK.
Grande sorpresa di questa tornata elettorale è stato l’avanzamento del partito di Albin Kurti, il leader del movimento per l’autodeterminazione del Kosovo (Vetëvendosje – Autodeterminazione, trasformatosi in partito lo scorso ottobre) che ha raggiunto il 12,2% conquistando gran parte dei giovani kosovari; portavoce della parte più estremista del Kosovo, Kurti vorrebbe ci fosse una visione di grande Albania (unendo l’attuale con il Kosovo), un’interruzione delle negoziazioni con la Serbia e una ridefinizione dei poteri dell’EULEX (European Union Rule of Law Mission).
L’AAK (Aleanca për Ardhmërinë e Kosovës – Alleanza per il Futuro del Kosovo), il cui leader è Ramush Haradinaj (ex comandante dell’esercito di liberazione del Kosovo, imputato per crimini di guerra al Tribunale Penale Internazionale per l’ex – Jugoslavia, assolto al primo processo ma ora inquisito di nuovo), ha ottenuto il 10,8% e potrebbe anche accettare un’alleanza per una coalizione di governo che permetterebbe di avere una buona maggioranza all’interno del parlamento; nonostante la grande rivalità tra i due avversari politici, e non solo in questo campo, si potrebbe trovare un compromesso, magari destinando all’AAK un carica istituzionale rilevante.
Vetëvendosje è un movimento (e ora anche un partito), in cui gli attivisti sono soprattutto giovani universitari, lo stesso Kurti è classe 1975, ed è l’unico movimento culturale e politico del Kosovo con una forte vocazione popolare, a differenza degli altri partiti guidati quasi tutti da leader provenienti dall’elite militare formatasi durante la guerra. www.vetevendosje.org |
Per quanto riguarda la comunità serba ci sono stati due tipi di reazioni: nel territorio a nord di Mitrovica quasi nessuno si è recato alle urne obbedendo alle direttive arrivate da Belgrado attraverso il portavoce per il Kosovo e Metohija Oliver Ivanović, mentre nelle comunità che si trovano a sud del fiume Ibar si è registrata una buona affluenza. In totale dei circa 150 mila abitanti serbi residenti nella regione kosovara, solo 21 mila hanno espresso il diritto di voto, dei quali circa 2/3 sono andati al SLS (Samostalna Liberalna Stranka – Partito Liberale Indipendente), quest’ultimo accusato dagli avversari di JSL (Jedinstvena Srpska Lista – Lista Serba Unita), di aver comprato voti ed essere stati favoriti dal governo di Belgrado.
Come dimostrano i numeri, i serbi che si sono recati alle urne sono aumentati rispetto all’ultima votazione ma questo ha evidenziato una frattura sempre più grande all’interno della comunità stessa, che forse manca ancora di un vero leader locale.
Questa la situazione politica venutasi a creare in Kosovo dopo la tornata politica del 12 dicembre scorso, che di fatto non cambia la guida del paese, con il PDK sempre in prima fila, ma che rimescola le carte in parlamento obbligando i vincitori a nuove alleanze e a futuri compressi.
Queste sarebbero le basi sulle quali lavorare per costruire il futuro prossimo del paese, ma a guastare la festa ci si è messa la commissione d’inchiesta del Consiglio d’Europa, proprio dopo la proclamazione di vittoria del PDK. In un rapporto redatto dallo svizzero Dick Marty (deputato elvetico all’Assemblea Parlamentare del Consiglio e relatore per i diritti umani e le questioni giuridiche del Consiglio d’Europa) si solleva un polverone nei confronti di Hashim Thaci circa il presunto traffico illegale di organi a danno di prigionieri di guerra, sia serbi che kosovaro-albanesi, ad opera di un gruppo dell’ UÇK (Ushtria Çlirimtare Kosovës – Esercito di Liberazione del Kosovo), denominato “gruppo Drenica” (zona del Kosovo che prende il nome dall’omonimo fiume che l’attraversa, luogo natale del premier), di cui Thaci era leader al tempo dei fatti.
Le accuse che il rapporto muove sono piuttosto dure e affermano che nell’estate del 1999 dopo la fine del conflitto kosovaro, “numerose, concrete e convergenti informazioni confermano che alcuni serbi e alcuni kosovaro-albanesi sono stati tenuti prigionieri in luoghi di detenzione segreta nel nord dell’Albania (nei pressi di Fushe-Kruje, 20 km a nord di Tirana) sotto il controllo dell’ UÇK e che sono stati sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, prima di scomparire definitivamente”. Più nello specifico il rapporto afferma che gli organi furono rimossi ad alcuni prigionieri in una clinica su territorio albanese, per esseri condotti in cliniche private all’estero per trapianti. Inoltre il rapporto, che è il risultato di due anni di indagini, aggiunge che Thaci in questo ultimo decennio ha continuato la sua attività di traffici illeciti aggiungendo a quello di organi anche quello della droga che transita per il Kosovo e zone limitrofe.
Nel testo, disponibile sul sito http://assembly.coe.int, si ricorda che la prima a lanciare l’allarme su questi crimini era stata l’ex procuratrice generale Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia, nel suo libro “La caccia – Io e i criminali di guerra”, in cui l’autrice cita testimoni che denunciavano il presunto prelievo di organi di 300 serbi deportati dal Kosovo nel nord dell’Albania.
Il Kosovo oggi è un paese di nuovo in mano al premier uscente sul quale incombe la grave accusa dei crimini perpetrati durante e dopo il conflitto del 1999, mentre il leader del partito rivale chiede di ripetere il voto e il governo di Belgrado si compiace per l’ottimo lavoro compiuto dal Consiglio d’Europa, che porterà verità alle famiglie dei cittadini serbi dispersi, nelle quali si riaccende la speranza nei confronti della giustizia.
Gli scheletri nell’armadio di Thaci sembrano complicare di nuovo tutto, rimandando a data da definirsi le prove tecniche di democrazia iniziate un paio di anni fa.
per IPSIA
Daniele Socciarelli
* la zona accusata di brogli elettorali è la Drenica, controllata dal clan di Hashim Thac, zona in cui si trovano le municipalità di Glogovac/Gllogovc e di Srbica/Skënderaj dove a fronte di una partecipazione media al voto del 47,5%, risulta aver votato nel primo l’86,94% e nel secondo il 93,68%.
Voci dal Kosovo
La commissione elettorale aveva fissato l’annuncio dei risultati preliminari alla mezzanotte del 12 dicembre, ma non l’ha fatto. Il risultato è stato che i sostenitori dei maggiori partiti (PDK e LDK) sono scesi in strada per celebrare la vittoria prima del tempo, cosa io che definisco immatura.
Quello che invece considero maturo è il segno di crescente integrazione di serbi del Kosovo, che hanno rotto con la tradizione e sono andati a votare in aree circondate da persone di etnia albanese, naturalemnete esclusa la parte nord, dove un gruppo di estremisti serbi, non di quella zona, ha cercato di convincere i restanti cittadini serbi a boicottare le elezioni. Credo che sia il tempo delle modifiche, ma che cosa è cambiato? Una cosa è certa, i partiti politici hanno investito molto nel processo elettorale e il denaro di un paese povero è stato gettato nei giochi politici. Nulla è cambiato, le persone innocenti sono ancora povere.
(da Prizren)
Gli alti rappresentanti dell’Unione Europea si sono congratulati con le autorità kosovare perché le elezioni si sono svolte in un clima pacifico, legale e con una buona partecipazione di tutte le minoranze, sottolineando che c’è molto lavoro da svolgere insieme nel 2011, per far si che il Kosovo faccia dei progressi verso l’UE. Ora spetta alle autorità far si che il processo elettorale sia in linea con la legge.
A nord del fiume Ibar i serbi hanno ignorato il voto, mentre nell’enclave a sud c’è stata una buona partecipazione, dove la maggioranza dei voti è andata al partito SLS di Slobodan Petrović, che già aveva partecipato al precedente governo di Pristina.
Non credo che queste elezioni cambieranno la situazione. Finché vedremo le stesse facce in politica, che a oggi non hanno dimostrato ancora nulla, non vedremo il nostro futuro, o possiamo dire di vederlo molto lontano! Speriamo che un giorno la nuova generazione possa seguire le procedure UE portando così miglioramenti per il nostro paese.
(da Prizren)
Fonti
bello quest’articolo! dà una bella panoramica della situazione…
politici corrotti o (presunti) criminali. mi ricorda qualcosa..
e adesso con chi si accorderà Thaci per governare?
comunque bel lavoro di sintesi!
e significative anche le impressioni da prizren …