In occasione delle iniziative promosse per la Giornata della Memoria, l’Unione Sportiva Acli di Milano e IPSIA, con il sostegno del Centro Documentazione Ebraica e i giovani della Comunità ebraica di Milano, organizzano un Torneo di calcio giovanile a 7 patrocinato dall’Assessorato allo Sport del Comune di Milano, dedicato alla memoria di Arpàd Weisz.
Lo scopo dell’iniziativa promossa dall’Unione Sportiva Acli di Milano e IPSIA è quello di favorire presso le giovani generazioni la cultura della memoria della Shoah, anche attraverso la diffusione di una sensibilità sportiva e civile di rispetto per le altre culture e religioni, fornendo così una risposta costruttiva agli episodi di razzismo e antisemitismo che si verificano con sempre maggior frequenza all’interno degli stadi italiani.
Il torneo memorial si svolgerà domenica 30 gennaio 2011, dalle h 14.30, presso il Centro Sportivo Sporting Mirasole di Noverasco-Opera, in provincia di Milano.
Arpad Weisz fu allenatore dell’Ambrosiana Inter e del Bologna.
Nato a Solt, Ungheria, nel 1896, si trattava di un giocatore danubiano di talento, stella di prima grandezza della Nazionale magiara e della squadra “Maccabi” di Brno composta tutta da giocatori di origine ebraica.
Dopo aver giocato contro l’Italia nel 1923, Arpàd Weisz, ala sinistra scattante e micidiale, partecipa alle Olimpiadi di Parigi del 1924, ove a sorpresa l’Ungheria è eliminata dall’Egitto. Ma i nazionali magiari sono particolarmente appetiti dalle squadre italiane: vengono da noi Hirzer “la gazzella” alla Juventus, Molnar al Verona, Preuss al Mantova, Winkler al Modena, Powolny alla Reggiana, Rokker al Legnano, il portiere Feher al Novara.
Arpàd Weisz è assunto dal Padova, allora solida squadra di Divisione Nazionale.
Weisz è un’aletta pericolosa e si mette presto in luce, tanto che la stagione successiva è assunto dall’Ambrosiana-Inter, già allora società di grande potenza economica.
Weisz non è fortunato, perchè gioca soltanto dieci partite con la squadra di Milano e poi subisce un gravissimo infortunio che lo costringe a sospendere l’attività agonistica a 30 anni soltanto.
Ma Weisz, che intanto si è sposato con l’amica d’infanzia Helena e ha due figli, Robert e Klara, non si perde d’animo. E’ un profondo conoscitore del calcio, conosce bene Vittorio Pozzo e il calcio internazionale. Debutta come allenatore del Padova 1926-1927 con piazzamento tranquillo.
Le sue capacità non sfuggono ai tecnici italiani, e nell’estate del 1927 torna all’Ambrosiana-Inter come allenatore. Resterà in questa società cinque anni, lanciando sulla scena nazionale il grande talento di Giuseppe Meazza e conquistando lo scudetto 1930.
Non è confermato la stagione successiva e va ad allenare il Bari, neopromosso, e lo guida verso la salvezza. Nel 1932, richiesto espressamente da Meazza, torna ad allenare l’Ambrosiana, insegnando i segreti del gioco danubiano, considerato a quei tempi il migliore in assoluto. Il campionato vive la supremazia netta della Juventus, e i secondi posti dei nerazzurri non accontentano la piazza.
Nuovo trasferimento per Weisz che scende in serie “B” in una società ambiziosa come il Novara. L’allenatore magiaro imposta una squadra di valore alla quale sfugge la promozione per pochi punti, superata nel finale dal Genova.
Nel 1935-1936 finalmente Weisz trova la sua società ideale, il Bologna, a quei tempi considerato “lo squadrone che tremare il mondo fa”.
Forma un complesso formidabile esaltato dagli uruguayani Sansone, Fedullo, Andreolo; dai campioni del mondo Biavati, Schiavio, Montesanto, Ceresoli, e da altri giocatori di provata validità.
Con il Bologna l’allenatore ungherese vince gli scudetti del 1936 e 1937, interrompendo la dittatura della Juventus, e crea le premesse per gli ulteriori scudetti del 1939 e 1941.
Nel frattempo, nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali in Italia, Arpàd Weisz deve dimettersi dopo una vittoria sulla Lazio. L’atmosfera è pesante, Weisz si rifugia a Parigi, poi ripara in Olanda dove riesce ad allenare per un paio di campionati una piccola squadra di Dordrecht.
I dirigenti e i giocatori olandesi gli permettono di vivere, anzi fanno di tutto per nasconderlo quando arrivano le truppe e la polizia nazisti. Purtroppo nell’agosto del 1942, forse causa una spiata, tutta la famiglia Weisz viene arrestata dalla Gestapo. Dopo essere stati spostati dai lager di Westerbrok e Cosel, nell’Alta Slesia, la famiglia subisce il definitivo trasferimento ad Auschwitz, dove Helena e i giovani Robert e Klara sono immediatamente gassati.
Arpàd sopravvive fra gli stenti, le malattie, la fame, morendo infine il 31 gennaio del 1944. Non ha ancora 48 anni.
Alla storia dell’uomo e dell’allenatore è stato dedicato anche un bellissimo libro: “Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpàd Weisz”, scritto dal giornalista Matteo Marani, direttore de “Il Guerin Sportivo” (prezzo: 14 euro; editore Aliberti, collana ‘I lunatici’).
http://www.inter.it/aas/news/reader?N=51203&L=it
http://www.mosaico-cem.it/archivio/il-ritratto/ricordando-arpad-weisz
Il torneo si è concluso con la vittoria dei Ponte Lambro hammers, seguiti dal Lokomotiv Tl, lo Sparta calcio PG e infine gli “Scoppiati” i giovani della comunità ebraica di Milano.
Il Lokomotiv TL aveva in panca un grande tecnico!
Ma il preparatore atletico dev’essere proprio scarso…