I prossimi 12 e 13 giugno siamo chiamati ad un appuntamento cruciale per la democrazia italiana: i quattro quesiti che sono sottoposti a referendum segnano infatti un passaggio fondamentale nella riappropriazione del potere di decidere quale tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere.
Si tratta di un passaggio cruciale di un percorso che, è bene ricordarlo, viene da lontano: soprattutto nella campagna di difesa dell’acqua pubblica (che riguarda ben due dei quattro quesiti), il referendum è il punto di arrivo di un cammino portato avanti dal basso, con partecipazione e condivisione di impegni e ideali a servizio del bene comune, che ha già condotto al risultato storico di più di un milione e quattrocentomila firme, raggiunto senza alcun contributo né dai principali partiti politici né dai più grandi media.
Un risultato che ha superato la politica tradizionale e dato un nuovo volto all’informazione: costruita dal basso, davvero plurale, multidirezionale, aperta, condivisa, in cui ognuno è protagonista e con i propri mezzi può rilanciare e diffondere le notizie. Come già sta accadendo con risultati eccellenti e come anche gli eventi in altri luoghi (la recente primavera del mediterraneo in primis) dimostrano, l’informazione può essere partecipazione e mobilitazione, democrazia.
Per questo Ipsia invita tutti a continuare e incrementare la mobilitazione personale e associativa di tutti per informare e motivare al voto.
Un voto che, singolarmente, cade nell’anniversario dei 150 anni dall’Unità d’Italia: il superamento del quorum, necessario per la validità del referendum, e la vittoria dei sì ai quesiti sull’acqua, sull’energia nucleare e sulla giustizia, potranno dare nuovo vigore all’unità del nostro paese e un nuovo senso alla politica.
Una politica che viene rifatta propria dai cittadini, che abbandonando l’alibi della delega e lo spettro del non voto, finalmente possono scegliere di esporsi in prima persona, far sentire la propria voce e prendersi le responsabilità delle proprie scelte. Perché andare a votare significa avere a cuore il futuro del nostro paese.
Un paese che si ritrova unito nella difesa e nella promozione dei beni comuni, a partire dalla scelta della modalità di gestione per l’acqua e del tipo di energia.
Dire due sì all’acqua bene comune significa riappropriarsi di un bene che è un diritto umano e allo stesso tempo è una risorsa che richiede la responsabilità di tutti i cittadini nella propria gestione. Significa collegarsi idealmente con le lotte in difesa dell’acqua condotte in diverse parti del mondo nella condivisione della volontà che l’acqua resti un bene di tutti, lontano dai profitti di pochi.
Dire sì per fermare il ritorno del nucleare vuol dire riaffermare la possibilità di un modello di sviluppo che sia veramente per tutti: sostenibile, partecipativo, condiviso, veramente capace di futuro. Un futuro “rinnovabile” perché fondato su un’idea di sviluppo aperta e accessibile a molti, in varie parti del mondo. Il nucleare è la negazione del futuro e bisognerebbe fare tesoro di quanto si sta muovendo in merito nel mondo, da Fukushima in poi.
IPSIA vota sì ai referendum del 12-13 giugno per riaffermare la propria fedeltà al futuro: una fedeltà di cui il mondo oggi ha estremamente bisogno. Perché essere fedeli al futuro significa avere uno sguardo lungo, significa non guardare al rendiconto immediato e parziale, ma soppesare le conseguenze delle scelte e assumersene le responsabilità.